Se ne è andato un simbolo, se si può parlare di morte di un simbolo. Un simbolo non piò morire, un simbolo resiste a mille tempeste, un simbolo lo ritrovi dopo un cataclisma. Un simbolo cessa di essere tale solo se perde la sua natura. Luca Coscioni è rimasto un simbolo, fino alla fine. Fino alla fine ha lottato per le sue idee. Fino all'ultimo ha lottato per la liberalizzazione della ricerca sulle staminali. Coscioni sarebbe morto già da tempo, appena scopre il suo male nel suo diario scrive : "Mi sono ammalato ed è come se fossi morto. Il deserto è entrato dentro di me, il mio cuore si è fatto sabbia e credevo che il mio viaggio fosse finito". Ma lui è il simbolo della rinascita, è il simbolo di chi non si arrende: nel 'Maratoneta' scrive - e'la mia battaglia quella per le liberta', in particolare quella di ricerca scientifica. E' una battaglia che non ho scelto, che mi ha scelto'. E ancora: ''Nella mia avventura radicale, la cosa piu' importante, che penso di essere riuscito a realizzare, e' quella di aver fatto di una malattia una occasione di rinascita e di lotta politica, di avere avuto la forza e il coraggio di trasformare il mio privato in pubblico'. E Coscioni avrebbe continuato la sua battaglia, sarebbe stato capofila nella "Rosa nel pugno" e avrebbe portato la sua battaglia in Parlamento. Ma oggi Luca Coscioni si è spento. Ma i simboli non muoiono, i simboli continuano a vivere nel ricordo. E Coscioni ha lasciato un'associazione che continuerà a vivere e a portare avanti le sue idee. Nel suo nome.
Questa è la descrizione lunga del blog chiamato 'Blog A'.
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